Stati di Aggregazione
Portfolio
Non eternità, paradiso, terra promessa.
Tutto è: temporaneo stato di aggregazione della materia, metamorfosi, decadimento, entropia.
Dare un nome alle cose è solo un anestetico per la mente.
L’impermanenza è la verità ultima, lo scopo del mio lavoro.
Prefazione
Credo che la fotografia sia un mezzo magico: ha il potere di materializzare l’immateriale, di catturare l’inafferrabile.
La fotografia dimostra l’esistenza del confine tra ciò che non è (più) e ciò che non è (ancora); con essa posso catturare e mostrare questo infinitesimale punto di contatto che ci tiene legati al divenire delle cose.
La tecnica:
In questo mio lavoro, la materia (il foglio di acciaio, la parete, la vernice, l’acqua, le mani) si incontra in accostamenti effimeri, intenzionali o casuali, e viene ripresa in un preciso momento del suo processo di “devoluzione”.
L’acqua, l’aria, il trascorrere del tempo, modificano tutto ciò che è materia tendendo allo stato di Caos Perfetto, cui nessun sistema può sfuggire.
Il continuo scorrere del Tempo evolve la materia e l’animo umano; la fotografia è una sezione “trasversale” di questo contino e il ricordo è una sezione del proprio passato.
Le riprese di opere che si de-volvono col tempo dimostrano appunto questo aspetto del mezzo fotografico .
In un particolare stadio di questo processo l’opera mostra tutta la sua bellezza, poi procede verso il Caos (la vernice si secca, l’intonaco si stacca, il ghiaccio si scioglie, il ferro si ossida completamente).
Prima che ciò avvenga, la fotografia preserva quell’istante dal processo degenerativo e lo rende “eterno”.
L’opera materiale poi viene definitivamente trasformata in materia caotica e ne rimane solo la sua
immagine-ricordo.
Il supporto:
L’elaborazione dei passe-par-tout e delle cornici rappresenta un tentativo di riportare fisicamente la materia in un mezzo che per definizione non la può contenere.
Per fare ciò aggiungo ferro dove l’immagine rappresenta del ferro, vernice dove c’è la vernice, consegnando all’osservatore una rappresentazione grafica e nello stesso tempo fisica del soggetto.
Lo scopo ultimo di questa sperimentazione è dunque avvicinare il più possibile l’astrazione (fotografia) alla materia (il soggetto).
ADAMO (3-4/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 30×20 su cornice cm. 50×35 con applicazione sul passepartout di sfrido metallico ripiegato
L’idea del tutto arbitraria che debba esistere una somiglianza fisica fra il Creatore e la sua creatura porta a rappresentare Dio come una copia dell’uomo.
Ho dunque assegnato l’impronta “deforme” a Dio proprio per sovvertire questo ordine precostituito e dare una nuova possibile interpretazione all’atto della creazione.
Il sangue è il simbolo della vita e qui rappresenta l’atto concettuale, fisico e grafico della creazione come trasformazione di materia inerte in materia vivente.
IGNOTO (3/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 30×20 su cornice cm. 50×35 con applicazione di metallo (in via di ossidazione e rivestito) sul passepartout.
L’acqua simboleggia la fragilità e l’inconsistenza di quell’aggregato che si autodefinisce “essere umano”.
Egli è perso da sempre in un Immenso Ignoto e il metodo scientifico è efficace come un fiammifero nella notte.
SUBHUMAN (2/2000)
tributo a T. Gristle e H. P. Lovecraft
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione di tempera nera sul vetro.
Questa mano si allunga verso il basso, trascinata ad incontrare le terribili cose che l’attendono oltre il limite della fotografia.
L’aspetto è incupito dalla elaborazione del supporto, che riprende il tema del sangue invertendone i colori (nero su sfondo rosso).
L’involuzione allo stato sub-umano cui la società industriale porterebbe secondo Genesis P. Orridge e i suoi seguaci; Il mondo, narrato da Lovecraft, sotterraneo e celato, brulicante di creature subumane dalla primigenia purezza.
Due modelli contrapposti e intriganti.
PIANTO (12/1999)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione di metallo (in via di ossidazione) e vernice sul passepartout.
Il pianto è salutare per lo spirito quanto il riso: evita che il cuore soffochi nella prigione delle convenzioni comportamentali che vietano di mostrare la propria debolezza.
Questa eutanasia dei sentimenti è uno dei più nefasti effetti collaterali del nostro mondo e il peggio è che non è imposta dall’esterno (o dall’Alto), ma è “spontanea”.
Ben venga dunque il “forte sentire” che in questo specifico caso si concretizza in un pianto liberatorio indispensabile per riguadagnare la leggerezza e la trasparenza cristallina dell’anima.
POESIA (5/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione di rame sul passepartout.
Questa composizione è rimasta nel proprio “stato di aggregazione” per il tempo strettamente necessario alla ripresa fotografica e poi smantellata.
L’immagine è una metafora della capacità del poeta di trasformare il tormento della vita e la sofferenza dello spirito in qualcosa di bello e puro come la Poesia.
Le due parti dell’immagine e lo sfondo su cui si svolge l’azione mostrano appunto questa “metabolizzazione” dell’umana sofferenza che sublima nell’Arte.
CUORE APERTO (4/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione di rete plastica e bozze di ripresa (fotogrammi) sul passepartout.
L’oggetto di questa composizione non è stato preparato intenzionalmente, ma solo trovato e ripreso prima della sua devoluzione; la vernice rappresa, filtrata attraverso la reticella metallica per recuperarne la parte fluida, è dunque uno “scarto di lavorazione” che una volta aperto ha rivelato la sua bellezza
In questo cuore aperto si può vedere lo stratificarsi e l’addensarsi del vissuto e delle esperienze quotidiane fino a formare i nostri ricordi.
LASCIARE LA PRESA (7/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione di due fogli metallici su cui è scritta la poesia.
Il percorso spirituale più proficuo è quello che non segue strade, ma che ne apre di nuove.
L’insegnamento dei Grandi è di “lasciare la presa”, dosare l’attaccamento alle cose del mondo, rinunciare alla sicurezza della conoscenza rivelata e avere il coraggio di confrontarsi direttamente con l’Infinito.
CUORE IN FIAMME (5/2000)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 20×30 su cornice cm. 35×50
Questa composizione è incentrata sul simbolo del cuore, la mano rossa, contornata da fiamme oscure e fiamme bianche.
Esse simboleggiano le due polarità che alimentano il nostro “cuore fiammeggiante”.
Il lavoro è stato fotografato nel momento clou del processo di degenerazione causato dall’ossido, e poi distrutto.
E’ stato qui (1/2001)
Stampa fotografica Cibachrome cm. 18×30 su cornice cm. 35×50 con applicazione del modello in cartoncino che ha generato l’impronta
I luoghi e gli oggetti si impregnano della presenza di chi li ha vissuti; essi sono disposti a raccontarne la storia solo a chi li sa ascoltare con animo trasparente.